I mercati, grandi protagonisti in positivo del 2020 e del primo trimestre 2021, ora potrebbero segnare il passo, svelando alcune fragilità della ripresa e un calo generale della fiducia nelle grandi economie centrali.
Il secondo focus, estratto dallo studio “Grand Reopening” realizzato dal team di economisti di Allianz e Euler Hermes, è relativo proprio allo status dei mercati azionari in relazione con gli effetti del post-Covid. E, tra i tanti spunti che se ne possono ricavare, emergono previsioni e scenari molto interessanti e inaspettati.
Un’indicazione di massima emerge netta: nel secondo trimestre 2021, i mercati potrebbero appunto aver esaurito la loro spinta euforica ed ora sembrano avere un potenziale di ripresa limitato. Le previsioni dello Studio dicono che i mercati azionari globali chiuderanno il 2021 con rendimenti superiori a una cifra, ma per poi convergere verso rendimenti medi del 5-7% nel 2022.
Lo studio guidato dal Chief Economist di Allianz e Euler Hermes Ludovic Subran spiega molte delle ragioni di questa tendenza.
La prima è da ricercarsi nel fatto che c’è stato un chiaro sovra-ottimismo generale sugli utili del 2021, a discapito delle aspettative sugli utili del 2022. La gente, chiusa in casa dalla pandemia, ha operato in borsa più del solito e sull’onda della fiducia per una grande riapertura garantita anche dalla protezione apparentemente incondizionata delle banche centrali Questo ha causato una combinazione di livelli elevati di overtrading abbinati a una sorta di irrazionalità. I mercati in sostanza hanno giocato d’anticipo sulla ripresa ed ora la probabilità di ottenere guadagni pari o inferiori alle aspettative supera di gran lunga quella di sperimentare sorprese di guadagni al rialzo. Ciò li lascia in una posizione davvero fragile e alla mercé dei cambiamenti nel sentimento degli investitori.
Alcune speculazioni su asset over-traded sono davvero esemplari di come il mercato e gli investitori siano stati overconfident. È il caso delle fusioni delle SPAC (Special Purpose Acquisition Companies) che, dopo un 2020 (e primo trimestre 2021) di grande promesse, nel secondo trimestre del 2021 si sono praticamente fermate (e ad oggi, oltre il 60% delle fusioni SPAC annunciate dall'inizio dell'anno vengono scambiate al di sotto del prezzo dell’offerta iniziale IPO).
E poi naturalmente le criptovalute, “altro gioco altamente speculativo” la cui capitalizzazione aggregata all'inizio del primo trimestre del 2021 era salita oltre i 2.000 mld $, per poi scendere di più di 500 mld $ in pochissimi giorni.
Come se non bastasse, in questo scenario spesso movimentato da irrazionalità ed eccessiva euforia, si aggira anche lo spauracchio dell’inflazione, facilitata dall’aumento della velocità del denaro proprio all'interno dei mercati finanziari (accelerato dall’azione delle banche centrali). Una preoccupazione in più che fa vacillare la fiducia, pur in presenza delle politiche fiscali e monetarie espansive più spinte.
Questa parte dello studio si chiude con una certezza positiva: l’oro. Il caro vecchio “bene rifugio” per eccellenza promette rendimenti a due cifre nel secondo trimestre dopo aver registrato rendimenti negativi nel primo trimestre.
Se, come conclude lapidario Ludovic Subran, “è mezzanotte passata per i beni rischiosi!”, rimangono almeno le certezze di investimenti razionali, di qualità e valore meno effimero.