Agrofarmaci biologici, insieme ad un’accurata e puntuale classificazione dei fitofarmaci e a nuove soluzioni come fungicidi naturali e diserbanti ecologici sono il futuro dell’agricoltura.
Nel mercato mondiale degli agrofarmaci (farmaci da impiegare per proteggere la produzione agricola da eventuali malattie e parassiti e per il controllo delle erbe infestanti) l’Italia si colloca al sesto posto e al terzo in Europa preceduta soltanto da Francia e Spagna. Le industrie del settore occupano, nel nostro Paese, circa 2.000 addetti e il valore della produzione e degli investimenti è tra i più elevati rispetto agli altri settori della chimica. Le imprese che aderiscono ad Agrofarma (Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese del comparto degli agrofarmaci) contribuiscono per il 95% al fatturato italiano del settore, che è cresciuto del 15% dal 2000 ad oggi, rappresentando circa l’1,9% del fatturato totale della chimica in Italia. Questa è la fotografia di un settore che sta vivendo un forte cambiamento.
L’introduzione di nuove tecnologie sempre più avanzate e rispettose dell’ambiente, ha consentito di ridurre le dosi d’impiego degli agrofarmaci tradizionali: negli ultimi vent’anni i consumi si sono abbassati del 32%, passando da 140mila a 95mila tonnellate. Questo è stato possibile grazie alla difesa integrata dell’agricoltura (pratiche di riduzione dei pesticidi), alla ricerca scientifica e all’utilizzo di nuove soluzioni come fungicidi naturali, diserbanti ecologici e in generale agrofarmaci biologici.
In Italia, stando ai dati del Ministero della Salute, appena lo 0,4% di frutta e verdura presenta residui al di sopra dei limiti di legge, con addirittura il 64,2% che ne è del tutto privo e rispetto a una media europea del 3,5%.
L’agrofarmaco è fondamentale per l’agricoltura ed è un business sempre più complesso da gestire. Il settore si muove secondo leggi del tutto simili a quelle della farmaceutica, quindi con tempi e costi di brevetto e commercializzazione di nuove sostanze molto elevati. Nel 2018 il mercato della “difesa” tradizionale, cioè insetticidi, fungicidi, diserbanti, lumachicidi e altri prodotti chimici per la cura del verde è stato fortemente limitato dal Decreto 33 del 22 gennaio 2018 del Ministero della Salute, un decreto che cancella dal mercato, a partire dal maggio 2020, quasi tutti gli agrofarmaci chimici di sintesi e anche molti prodotti per l’agricoltura autorizzati in agricoltura biologica, per uso non professionale. Questo ha determinato, per il 2018, un anno negativo per gli agrofarmaci chimici, mentre un trend positivo è stato registrato dagli agrofarmaci biologici che oggi valgono circa il 20% del mercato. Il 2 maggio 2020 si stima che andrà fuorilegge circa il 95% degli agrofarmaci, attualmente in libera vendita.
A stringere ulteriormente il campo degli agrofarmaci biologici è stata la direttiva europea 91-414 sulla sostenibilità, la quale ha previsto un processo di revisione delle sostanze attive e 700 molecole su 1.000 sul mercato sono state ritenute non idonee e quindi ritirate.
Agrofarmaci biologici avanti tutta!
Negli ultimi anni si è moltiplicata l’attenzione degli agricoltori verso gli agrofarmaci di origine biologica, quei prodotti cioè che non contengono sostanze attive di sintesi, ma di origine naturale, intese come microrganismi, loro sottoprodotti, estratti di piante e biochimici. Gli agrofarmaci biologici fanno parte dei mezzi tecnici di biocontrollo che comprendono i microrganismi utili, come funghi, batteri e virus, estratti di piante e semichimici, ma anche strategie di difesa basate sull’utilizzo di trappole per la cattura massale degli insetti dannosi e il lancio di insetti utili come bombi e coccinelle. Gli agrofarmaci di origine naturale sono prodotti che contribuiscono alla protezione delle colture con il grande vantaggio di avere limitati effetti nei confronti degli insetti utili, minor rischio di sviluppo di farmaco-resistenza, minor persistenza nell’ambiente e minori rischi di utilizzo per gli operatori. La loro natura gli permette di poter essere utilizzati in strategie di difesa integrate e, se autorizzati anche in agricoltura biologica.
Si tratta di prodotti che per la loro stessa natura necessitano di un cambio di approccio da parte dell’agricoltore abituato ad utilizzare prodotti per l’agricoltura di origine sintetica. Per ottenere il massimo risultato di questi prodotti è necessario farne un utilizzo consapevole, in grado di assicurare rese elevate ma anche un raccolto di qualità. Utilizzo consapevole significa integrare questi prodotti nel proprio piano di difesa solo dopo la definizione di un programma di gestione del suolo, della parte aerea delle piante, dei macchinari e degli operatori. È quindi importante adottare un approccio molto tecnico, una gestione olistica del campo. Un’altra fondamentale differenza tra gli agrofarmaci tradizionali e quelli biologici è rappresentata dal fatto che nel biologico è essenziale un corretto e continuo monitoraggio della coltura e l’abbassamento della soglia di intervento. In altre parole se generalmente con gli agrofarmaci di sintesi il trattamento può essere fatto anche nel momento in cui si è già presentata una patologia, con gli agrofarmaci biologici si passa dal concetto di cura a quello di prevenzione.
Prodotti fitosanitari: classificazione, sicurezza e normativa
I prodotti fitosanitari, chiamati anche fitofarmaci o antiparassitari, ovvero tutte quelle sostanze a composizione chimica diversa (composti inorganici, organici naturali e di sintesi) formulate per prevenire e curare, attraverso diversi meccanismi di azione, le infezioni in agricoltura causate da organismi nocivi quali: funghi, batteri, insetti, acari, virus, micoplasmi, molluschi, roditori, licheni, microalghe patogene ecc., sono classificati in base agli effetti: anticrittogamici o fungicidi, battericidi, insetticidi, acaricidi, nematocidi, limacidi, rodenticidi, diserbanti, fumiganti, fitoregolatori e ausiliari.
La sicurezza dei prodotti fitosanitari in Italia è garantita attraverso tre livelli di controllo e di applicazione delle norme in materia di sicurezza alimentare: europeo, nazionale e territoriale.
I nuovi criteri di classificazione dei fitofarmaci
Il Regolamento 1272/2008 (CLP – Classification, Labeling and Packaging) è il nuovo regolamento europeo relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose. È stato pubblicato sulla GU.UE il 31 dicembre 2008 ed è entrato in vigore il 20 gennaio 2009. L’applicazione del CLP comporta cambiamenti significativi per la classificazione e l’etichettatura degli agrofarmaci e introduce importanti novità: nuovi criteri di classificazione per i pericoli fisici, per la salute e per l’ambiente; avvertenze che indicano il grado relativo del pericolo (‘Pericolo’ o ‘Attenzione’); nuovi Pittogrammi (simboli riquadrati a forma di diamante o rombo).
La classificazione e l’etichettatura riflettono il tipo e la gravità dei pericoli che sono intrinseci di una sostanza o una miscela a prescindere dall’uso, non deve essere confusa con la valutazione del rischio che pone in relazione le caratteristiche pericolose con l’esposizione effettiva degli esseri umani o dell’ambiente alla sostanza o miscela che presenta tali caratteristiche, principio chiave su cui si basa il processo di valutazione ed autorizzazione degli agrofarmaci.
La normativa dei prodotti fitosanitari in Italia e in Europa
La legislazione comunitaria in materia di prodotti fitosanitari disciplina sia la commercializzazione che l’impiego di prodotti fitosanitari nei vegetali, nonché i residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. L’Italia, così come negli Stati membri partecipa ai lavori nel vasto settore di prodotti fitosanitari della Commissione europea. A livello nazionale il Ministero della Salute implementa sul proprio territorio gli indirizzi della Commissione europea recependo le Direttive ed applicando i Regolamenti comunitari in materia di prodotti fitosanitari. In particolare attraverso l’iter procedurale che porta all’autorizzazione per l’immissione in commercio di prodotti fitosanitari, vengono garantiti aspetti fondamentali come la sicurezza dell’operatore, degli alimenti, degli animali e dell’ambiente.
Classificazione dei fitofarmaci e controlli
Il Italia il piano di controllo ufficiale sui prodotti fitosanitari è disciplinato dall’articolo 17 del Decreto legislativo 194 del 17 marzo 1995 e sue modifiche, che stabilisce che il Ministro della Salute d’accordo con il Ministro delle Politiche Agricole e il Ministro dell’Ambiente adotti piani nazionali annuali per il controllo ufficiale di prodotti fitosanitari per la verifica sia dei requisiti richiesti dalla direttiva 91/414/CEE sia delle condizioni d’uso che del rispetto delle indicazioni riportate in etichetta. Le tipologie di controllo delineate nel piano e che vengono effettuate ogni anno riguardano: il prodotto autorizzato, la rivendita autorizzata, i locali conformi alle condizioni di sicurezza, la corretta conservazione del prodotto, il possesso della licenza da parte del rivenditore, la conformità dell’etichetta e della confezione e la corrispondenza delle analisi dei prodotti fitosanitari con quanto riportato in etichetta.