Il 5 maggio, il presidente Trump ha annunciato piani per aumentare le tariffe, sostenendo che gli attuali colloqui USA-Cina sono troppo lenti. Dal 10 maggio, le tariffe su 200 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina sono più che raddoppiati al 25% (dall'attuale 10%). Le restanti importazioni dalla Cina non tassate dagli Stati Uniti si dovrebbero trovare presto ad affrontare nuovi dazi.
Questa mossa arriva quando (i) i funzionari cinesi e statunitensi si dovrebbero incontrare negli Stati Uniti per discutere un accordo commerciale e (ii) i dati commerciali continuano a mostrare segni di debolezza. Ad esempio, i dati commerciali di marzo sono stati deludenti per molte delle principali economie orientate all'esportazione (come Corea del Sud, Giappone, Singapore, Hong Kong) e le prime uscite di aprile (Corea del Sud, esportazioni denominate in USD in calo del 2% tendenziale annuo) non sono incoraggianti.
Oltre alle tariffe, l'incertezza agisce come un freno al commercio, in quanto le imprese ritardano gli investimenti e i nuovi ordini. L'aggravarsi delle tensioni aggiunge ulteriori complicazioni. Stimiamo che con l’attuazione da parte degli Stati Uniti dell'annunciato aumento delle tariffe dal 10% al 25% su 200 miliardi di dollari delle importazioni dalla Cina, la tariffa media statunitense si attesta al 6%. E questo potrebbe costare -0,5 punti percentuali di crescita del PIL globale e -2 punti percentuali di crescita del commercio mondiale nei prossimi due anni.