Un secondo gruppo di Paesi, quello di testa, è vicino ad aver sconfitto il virus, avendo aumentato la capacità di effettuare test e quella medica in generale. Essi mostrano anche una minore vulnerabilità rispetto ad altri, a causa di un processo decisionale centrale dall'alto verso il basso (Cina), di stabilizzatori di attività e di reti di sicurezza efficienti (Danimarca) o di un confinamento limitato (Corea del Sud). Le loro strategie di deconfinamento sono probabilmente prudenti e graduali, come si evince dai più recenti annunci in cui alcuni sottosettori dei servizi rimangono chiusi fino a giugno. L'esperienza della Cina dimostra che le misure di confinamento sono state allentate con prudenza o talvolta addirittura rese più rigorose nelle città in cui vi è il rischio di una seconda ondata di infezioni, sia a causa di casi importati che asintotici.
Un terzo cluster comprende i Paesi in cui sono stati fatti progressi nell'arrestare la diffusione del virus (Italia) o dove la capacità medica e di test ha superato quella dei colleghi (Germania, Singapore). Tuttavia, molti di questi Paesi sono relativamente più vulnerabili al confinamento dal punto di vista economico rispetto al primo gruppo. È probabile che, in questo caso, nel tentativo di ridurre l'impatto economico negativo (attraverso il commercio, il turismo e le catene di fornitura industriali), il deconfinamento arrivi prima o sia meno progressivo; in questo caso vedremmo maggiori rischi di una nuova ondata di infezioni (Singapore) che potrebbe essere compensata solo da una maggiore capacità di test o di tracciamento dei contatti.
L'ultimo cluster comprende paesi che stanno ancora combattendo l'epidemia e dove i test non hanno ancora raggiunto lo standard dei migliori risultati. In questo cluster troviamo anche Paesi con aree urbane molto dense (Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Francia) dove il confinamento è difficile da applicare logisticamente. Inoltre, alcuni sono altamente vulnerabili in termini economici a causa di un mercato del lavoro flessibile (Stati Uniti) e di un'economia già depressa (Giappone) o di un limitato margine di manovra fiscale (Spagna). Infine, molti paesi sono vulnerabili a blocchi prolungati perché hanno un'alta concentrazione in settori in cui l'attività è interrotta. In modo ottimale, il deconfinamento dovrebbe essere ancora più graduale e lento, per evitare epidemie secondarie, e perché alcuni di questi Paesi (soprattutto nell'UE) devono affrontare alcune questioni normative prima di poter implementare le applicazioni di contact-tracing. Questi paesi potrebbero optare per intervalli di internamento e di degenza per assicurarsi che la capacità di terapia intensiva sia sufficiente per trattare i pazienti, che i test siano intensificati, e che l'autoisolamento sia applicato in modo rigoroso. Rimane il rischio di deconfinare troppo presto a causa dell'urgenza economica (ad esempio la Spagna, che ha iniziato a togliere i blocchi nell'edilizia e nell'attività industriale).
Figura 3: Lezioni preliminari per il deconfinamento: cose da fare e da non fare in generale