Traiamo due lezioni importanti dalla presentazione del progetto di bilancio 2020 da parte del Governo messicano. La prima, che la disciplina fiscale rimane sulla carta, in quanto mira ad un avanzo di bilancio primario pari a +0,7% del PIL, dopo un obiettivo di +1% quest'anno. Anche se aumenta leggermente la spesa, la rotta è sempre quella, mandando un segnale a favore delle imprese. Tuttavia, le ipotesi macroeconomiche sono troppo ottimistiche, in quanto le previsioni di crescita del PIL per il 2020 oscillano tra +1,5% e +2,5%. Ci aspettiamo invece una crescita lenta nell’ordine del +1% l'anno prossimo (dopo il +0,4% di quest'anno). L'obiettivo fiscale è quindi troppo ambizioso. La seconda è una dimostrazione del difficile equilibrio che molti paesi emergenti faticano a mantenere: l'impulso a ricorrere a stimoli fiscali a fronte di una crescita globale in raffreddamento (in particolare degli Stati Uniti, il principale partner commerciale del Messico) e senza il necessario spazio fiscale nei conti pubblici. In poche parole, il progetto di bilancio non dovrebbe essere sufficiente a rassicurare pienamente gli investitori, né a rivitalizzare un'economia di mercato che procede lenta e si trova a fronteggiare il rischio politico interno nonchè i tweet del presidente americano Trump.