Volodymyr Zelensky, un comico senza esperienza politica, ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali del 21 aprile con un torrenziale 73% dei voti. Il presidente in carica Petro Poroshenko ha ottenuto solo il 24%. Dal momento che Zelensky non ha ancora una base in parlamento, l'esito delle elezioni può intensificare il blocco delle politiche - comprese le riforme cruciali richieste dal FMI - fino alle elezioni legislative previste per ottobre 2019.
Le elezioni anticipate sarebbero una soluzione, ma non esiste una procedura chiara per uno scenario del genere. Tra i fallimenti di Poroshenko durante il suo mandato, ci sono stati scarsi risultati in materia di riforme imposte dal FMI, scarsi progressi nella lotta contro la corruzione e quasi nessun progresso per quanto riguarda l'insurrezione sostenuta dalla Russia nell'Ucraina orientale. Affrontare questi ultimi due temi è stata una promessa chiave della campagna di Zelensky, ma non ci aspettiamo progressi rapidi e significativi nei prossimi due anni.
Nel breve termine, una sfida economica è già attesa: la Russia ha annunciato di vietare le esportazioni di petrolio e carbone in Ucraina a partire da giugno. Poiché la Russia rappresenta il 35% e il 65% delle importazioni totali di petrolio e carbone dell'Ucraina, ci aspettiamo carenze di offerta e, di conseguenza, un aumento dell'inflazione nella seconda metà del 2019.