Moda e sostenibilità è un binomio sempre più sinergico. Crede che i brand abbiano realmente compreso l’importanza della svolta sostenibile?
«Siamo all’inizio del percorso e ad oggi, nella moda, quello che è peculiare e tipico del settore è che quando una collezione viene definita sostenibile è ancora vista come una collezione povera di contenuti di design. Questa è un po’ la sfida che deve affrontare la moda: riuscire a bilanciare sostenibilità e contenuti di design, fare in modo che la sostenibilità venga inclusa all’interno delle collezioni, all’interno dello studio da parte di un designer della collezione in sé. Quando i grandi designer inizieranno veramente a prendersi carico anche di questo aspetto, inizieranno a studiare capi per cui è già un ça va sans dire che è inclusa la sostenibilità e quindi è ovvio che deve anche essere ripensato il concetto retrostante lo sviluppo della collezione.
È quello cha abbiamo come obiettivo con il nostro progetto Sustainable Brand Platform, che nasce da un’esigenza che abbiamo notato sul campo: c’era questo mismatch tra i due interlocutori, chi fa le collezioni e chi le deve acquistare. Quello che vogliamo fare, che ci siamo imposti come obiettivo aziendale, è riuscire a far parlare questi due interlocutori, cioè riuscire a far parlare i brand nello stesso modo dei buyer e viceversa. Quindi aiutare i brand a comunicare sostenibilità nel modo corretto e, nello stesso tempo, i buyer ad acquisire le informazioni per riuscire a definire e a giudicare un prodotto, un brand, sia in termini di design sia in termini di sostenibilità».
Lei ha creato una piattaforma che aiuta le aziende del fashion nella valutazione delle proprie performance di sostenibilità. Cosa significa essere sostenibili per un’azienda del settore?
«La sostenibilità deve includere tre tematiche principali, tre pilastri: deve essere ambientale, sociale ed economica. Il progetto che abbiamo sviluppato con Sustainable Brand Platform offre un algoritmo che va a valutare tutti e tre questi pilastri. Quindi la moda non può essere vista solamente – quando è sostenibile – in termini ambientali, non può essere vista solamente in termini sociali né in termini economici, ma devono mischiarsi tutti e tre insieme perché, secondo noi, la sostenibilità deve essere anche sociale e non solamente green.
Quindi c’è una tematica di valutazione dell’employee satisfaction, di cosa la società fa nei confronti dei propri dipendenti; viene verificata l’attività di social inclusion e gender equality, che considera anche quello che si fa nei confronti della società stessa, ovvero attività di charity and donation. Poi la sostenibilità deve essere anche economica. È un processo, la sostenibilità, di Ricerca e Sviluppo continuo, quindi non c’è un traguardo definitivo. Deve essere ongoing».