Partiamo con una definizione: gli Incoterms o International Commercial Terms sono una serie di termini predefiniti per le transazioni internazionali. Stabiliti dalla Camera di Commercio Internazionale (CCI), applicabili ovunque nel mondo e ampiamente adottati dagli esportatori di tutti i settori, gli Incoterms consentono alle aziende di determinare quale controparte sarà affidabile dati i costi e i rischi associati con una data attività di export. Si tratta di termini che coprono gli stessi eventi e step, comprendendo spedizione, trasporto aereo o via terra, pagamento delle imposte e assicurazione (stabilito in funzione del valore della merce, del tipo di trasporto e dalla distanza) da quando la merce lascia l’azienda produttrice fino alla ricezione e al pagamento del buyer. In altre parole, gli incoterms stabiliscono chi tra buyer o il fornitore è responsabile della merce e degli oneri finanziari in ogni fase del viaggio.
Esistono 11 Incoterms, con livelli di responsabilità fortemente variabili tra buyer e fornitore in termini di trasporto e consegna della merce dalla posizione del fornitore a quella del buyer. In 10 regolamenti su 11 le spese di importazione ricadono sul buyer (fa eccezione solo il “Reso Sdoganato”, noto in inglese come “Delivered Duty Paid” o DDP). Gli Incoterms vengono aggiornati ogni dieci anni circa, per garantire che tengano conto dell’evoluzione del panorama commerciale e dei rischi emergenti. La revisione più recente che risale al 2020, risponde alle sfide geopolitiche, chiarisce le obbligazioni legate ai requisiti di sicurezza e ridefinisce il concetto di “punto di consegna”.
Gli Incoterms forniscono un framework consolidato per ogni transazione commerciale e sono concepiti per rimuovere ogni ambiguità o potenziale errore di interpretazione. Inoltre, dovendo stabilire quando la merce e i rischi vengono trasferiti dal fornitore al buyer, è possibile fare riferimento agli Incoterms per massimizzare il capitale circolante e migliorare la gestione dell’inventario, il che risulta strategico soprattutto nel caso di settori con margini ristretti, o quando le aziende hanno l’esigenza di aumentare il capitale circolante e tutelare il flusso di cassa (prima di un investimento o in vista di un aumento dei costi).
Cosa comporta questo nella pratica? Immagina di essere un produttore di componenti elettrici adoperati per la produzione di elettrodomestici. Le tue fabbriche hanno sede in Giappone e uno dei tuoi maggiori clienti si trova in Germania. I termini più vantaggiosi per te potrebbero essere quelli dettati dal regolamento “Franco Fabbrica” (Ex Works), che prevede che il cliente prelevi i componenti elettrici presso la tua sede e che la tua responsabilità cada una volta lasciato lo stabilimento. Tuttavia, il tuo cliente potrebbe non essere disposto ad assumersi tutti i costi di trasporto della merce (che includono assicurazione e costi di dogana), preferendo regolamenti come “Reso al Luogo di Destinazione” (Delivered At Place o DAP) o quello di “Reso Sdoganato“(Delivered Duty Paid). Una soluzione possibile potrebbe essere trovare un punto di incontro. Gli incoterm più diffusi negli scambi B2B sono “Franco a Bordo” (Free on Board o FOB in inglese) e “Costo, Assicurazione e Nolo” (Cost, Insurance & Freight o CIF).