Sommario
Sviluppo sostenibile
La sfida “NET ZERO”
L’espressione “Net Zero” fa riferimento all’obiettivo di bilanciare la quantità di GHG rilasciati nell’atmosfera con la quantità che viene rimossa, per portare le emissioni nette a 0. Il raggiungimento di questo equilibrio è un punto nevralgico degli Accordi di Parigi, adottati da quasi l’unanimità dei Paesi del mondo nel 2015. Questo trattato internazionale ha posto l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2°C e auspicabilmente sotto 1.5°C. Per riuscirci, le emissioni globali devono raggiungere il “Net zero” entro il 2050. Il nostro Global Survey del 2024 ha evidenziato che questo obiettivo è prioritario per i decision-maker delle aziende; infatti, delle 3000 imprese intervistate in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, il 74% concorda (26% forte accordo; 48% abbastanza d’accordo), nell’affermare di essere sulla buona strada verso l’obiettivo “Net Zero” entro il 2050.
Tuttavia, nonostante l’impegno globale, la previsione attuale è di un aumento delle temperature di quasi 3°C entro la fine del secolo. Per raggiungere il Net Zero, è urgente ridurre le emissioni. Il commercio globale deve svolgere un ruolo centrale nel processo, poiché vi è spesso una differenza tra aspirazioni e realtà: le attività di trasporto generano più del 30% delle emissioni globali legate ai viaggi. La maggior parte dei rispondenti al nostro sondaggio (65%) mira a ridurre la propria impronta di carbonio associata al commercio solo dell'1-5% nel corso del prossimo anno; solo il 31% prevede riduzioni superiori al 5%.
Ridurre le emissioni del commercio globale
Ridurre le emissioni generate dal commercio globale richiede l’intervento degli attori all’interno di questo ecosistema. A livello nazionale, le politiche dei governi sono driver essenziali del cambiamento: i governi infatti potrebbero incentivare il nearshoring, ovvero la localizzazione della manodopera nel Paese stesso o in quelli vicini, riducendo le emissioni causate dai trasporti su lunghe distanze. Il 22% dei rispondenti dà priorità alla potenziale rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento sulla base di considerazioni ESG interne alle loro strategie di business.
Inoltre, un coordinamento globale tra i governi è fondamentale per garantire l’efficacia delle politiche per il clima attivate dai singoli Paesi, ed evitare il rischio di uno sforzo frammentato.
Nel frattempo, le singole aziende possono attivare delle misure per ridurre le emissioni di anidride carbonica legate alle loro attività commerciali. Abbattere le distanze rilocalizzando i siti produttivi è una possibile soluzione per ottimizzare le supply chain. Un’altra possibile via è scegliere dei sistemi di trasporto più sostenibili, passando ad esempio dal trasporto aereo a quello marittimo (noto come green shipping) o ferroviario.
Le imprese possono anche incoraggiare i fornitori a adottare pratiche sostenibili, contribuendo così a ridurre le emissioni in tutta la supply chain. Ad esempio, le aziende potrebbero considerare il “Net Zero” come prerequisito dei fornitori per poter collaborare.
Costruire catene di approvvigionamento sostenibili facendo leva sulla due diligence su diritti umani e ambientali è essenziale. Secondo le linee guida dell'OCSE per le multinazionali, la due diligence è un processo continuo, proattivo e reattivo attraverso il quale le aziende possono identificare, prevenire, mitigare e rendicontare come gestiscono eventi con impatto negativo nelle loro operazioni, catena di approvvigionamento e relazioni commerciali. Questo include rischi ESG come diritti umani, diritti dei lavoratori, ambiente, corruzione e interessi dei consumatori. La necessità pulire o rendere più green la supply chain in maniera coerente, esaustiva e trasparente è sottolineata anche dai recenti sviluppi normativi, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Direttiva Europea sulla Due Diligence della Sostenibilità Aziendale (CSDDD).
Commercio globale come catalizzatore per la riduzione delle emissioni
Se da un lato il commercio globale contribuisce alle emissioni di CO2 in maniera importante, dall’altro ha il potenziale di fare la differenza nella lotta al cambiamento climatico. Gli scambi commerciali possono velocizzare la diffusione di prodotti, servizi e tecnologie sostenibili, e aumentarne il tasso di adozione. Ad esempio, importare ed esportare tecnologie come la cattura, il sequestro e l’utilizzo del carbonio (CCUS) o sistemi a energia solare rende queste soluzioni accessibili da parte di più Paesi.
I governi possono contribuire favorendo gli scambi di prodotti e tecnologie sostenibili. Secondo l’Allianz Trade 2024 Global Survey, le imprese hanno identificato le seguenti politiche come potenzialmente in grado di ridurre le emissioni delle loro supply chain:
- Tagli alle tasse per favorire la produzione sostenibile: offrire degli incentivi finanziari alle aziende che adottano tecnologie e pratiche sostenibili può accelerare la transizione verso strategie produttive più sostenibili.
- Ridurre i costi delle tecnologie verdi: rendere più accessibili le tecnologie sostenibili può favorirne una maggiore adozione, contribuendo a ridurre l’impatto degli scambi commerciali.
Garantire la transizione a un’economia globale sostenibile

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